Privacy Policy - Personalizza tracciamento pubblicitario

TESTA

 

 

 

 

 

 

Niuv ne era certo, gli aveva spaccato la testa. Io sono lo stimolo che tu evochi in te. Romantico ma morto, non proprio. Con la testa rotta sì, morto no. Camminava barcollante cercando le chiavi di casa. Era strano nel modo di vestire, nel modo di camminare, nel modo di parlare come se fosse altrove, strano di non essere morto con la testa fracassata. All’entrata del locale Niuv si occupa di sicurezza stando nervosamente per un paio d’ore all’esterno su una piazzetta con il giardino e il resto della serata dentro in una specie di soglia della sala d’accoglienza poi ancora fuori tardi, luci artificiali lampioni auto in corsa, lavora in una discoteca e altrove, qualcuno trova che è stato fregato e lui deve intervenire fargli paura. Niuv era uscito la seconda volta, era notte fonda, prende da un grosso vaso di fiori un piccolo cilindro di metallo e spacca con forza una testa, l’uomo che ha ricevuto il colpo cade: di notte una simile grana, Avrebbe almeno potuto aver colpito il ragazzo in motorino, quello era l’obiettivo ma il tizio in motorino si scansa Niuv si sbilancia e va col colpo su uno che passa; porta un uomo con la testa rotta dentro nel guardaroba, che grana un morto, no morto no. Si muove, non capisce perché si trova in mezzo a giacche e cappotti, barcollante si alza in piedi, cerca di andarsene, non era morto e Niuv non capisce e neppure lo aiuta, non gli chiede e dice nulla, lascia che esca con la testa fracassata lo segue tanto Huin il fracassato non capisce di certo nulla di quello che succede e di quello che lui stesso sta facendo. Camminando Niuv ci ripensa, ha sentito chiaro il colpo ben assestato il tizio doveva morire e adesso invece lo segue, Huin che si muove, incerto sulle gambe per la via di notte tra i cassonetti, le saracinesche chiuse chi passa lo vede e si tira da parte e una zona di periferia grigia dove non ci si fida. Arriva ad un portone è sempre stupito che quell’uomo riesca a respirare, che riesca davanti al portone a prendere la chiave di tasca: lo segue anche se non ne capisce più nitidamente la ragione, su per le scale, l’uomo entra in casa e lascia la porta aperta e niuv si accosta al letto dove l’altro si è coricato. Niuv adesso sente il suo respiro, sente che mormora qualcosa. Huin quanto era ancora un ragazzo aveva dovuto vivere senza il padre che se ne era andato lasciandolo solo pieno di rabbia, non era possibile disse Huin vedendolo, non puoi essere tu, quando capì che suo padre gli avrebbe almeno rivolto un rimprovero insistette non puoi essere tu, dal fondo dell’animo dove lo aveva temuto e continuava a temerlo disse per l’ennesima volta non puoi essere tu.  Papà … papà diceva tra se sentendo la testa bruciare e scoppiare. Papà … papà mormorava stupendo Niuv che ascoltava essendo entrato senza motivo, senza sapere perché, trovandosi lì come l’assassino di un morto con la testa rotta,  e pensava morto no non era morto.

 

 

 

 

 

V1.jpg

 

 

 

 

 

 

 

 

La calotta cranica è un insieme di ossa saldate corazza porta che nasconde alla curiosità quel cervello che contiene tra tutte, tutte le cose medesime nel pensiero, le nasconde anche alla curiosità dell’uomo stesso che non può studiare a pieno il cervello senza rimuovere una parte di questa calotta perché significa la morte o peggio. La lesione di Huin andava ben oltre la rottura delle ossa temporali ma riguardava  un esteso schiacciamento e l’emorragia di una consistente zona della corteccia cerebrale. Niuv se ne rendeva conto e Huin invece continuava a delirare vivo, sono vivo, papà, dolore … tanto domani adesso chi c’è nella stanza … le mie scarpe, che mal di testa: Niuv lo sapeva che aveva usato il cilindro di metallo con cura, un colpo ben assestato e aveva sbagliato persona solo perché aveva chiuso gli occhi per dare più forte autorità al colpo che cade.

Huin era diventato un tutt’uno con il dolore e lo si capiva perché ad intervalli scandiva questa frase: “Io sono lo stimolo che tu evochi in te”. Si era cosi identificato il quel colpo arrivato improvviso e assassino che era diventato la reazione di morte imprigionata nel suo improbabile concetto. Un morto, sì, ma non nei tessuto celebrale. Huin che pareva dover avere superato la morte non se ne avvedeva, nulla, solo un mal di testa. Semplicemente era diventato immortale riguardo alla resistenza della sua testa. Più correttamente aveva avuto una risposta organica ad uno stimo estremo. Il suo cervello esposto all’aria non periva, continuava a vivere come se una spugna dei piatti avesse preso vita e nel suo ambiente vegetasse per tempo imprecisato.  Niuv accese la radio sul comodino che incominciò a suonare gracchiando un pezzo di jazz per Huin doveva essere orribile perche mezzo straiato tra il letto e il pavimento si portò le mani alle orecchie, la musica amplificava il dolore lo portava alle angosce di auto che lo investivano ostacoli, ascensori chiusi e fischi, botte, visi mostruosi, punture di ragni pelosi.

Niuv che si sentiva in dovere di finire il “lavoro” andò in cucina ad accendere il televisore perché non sapeva quanto avrebbe gridato un tipo cosi con un secondo colpo sulla testa. Si avvicinò perché una persona tanto strana da avere esposto al mondo il cervello, palesemente contro ogni regola, una persona simile stesse dicendo io sono lo stimolo che evochi in te, mentre la televisione stava trasmettendo un inseguimento da mozzare il fiato in automobile e la radio suonava musica di percussioni e contrabbassi mentre tra l’altro il silenzio della notte era anche rotto dall’arrivo di un’ambulanza chissà dove ubriachi, macchine che sgommavano e da una discoteca un “martello” ossessivo rumore.

Questo dovette influenzare le ultime parole di Huin, dopo si chiuse in un silenzio vero e interiore, che del resto era del tutto necessario, disse: papà devi essere ancora in casa, non sei andato via, ti ho visto prima ma sembra che stia sognando vedo le fontane dal fondo e i pesci mi nuotano sulla testa, vedo che le cose hanno tutte la stessa identità, me ne vado su Marte, la stessa materia identica di qui, strano… Niuv aveva già il braccio alzato e brandito il cilindro cambiò idea, che razza di uomo è questo? Si chiese. Lo avrebbe portato nella sua cantina e aspettato morisse da sé. Essendo lo stimolo si perpetua in te. Stava incominciando a piovere nella strada al buio cadeva una pioggia abbondante nel buio un fulmine cadde vicino dai vetri la stanza si illuminarono. Non potendolo uccidere due volte, Niuv lo riteneva ormai cosa sua, questo prigioniero lo avrebbe messo tra le sue cose preziose e malriuscite come la vasca dei pesci morti avvelenati dal fondo sintetico, che teneva come un’ingiustizia di cui rendergli conto prima o poi. Era un insuccesso che un cretino simile smentisse il suo infallibile colpo con il cilindro.

Per buona sorte Huin si regge ancora sulle gambe, pensò Niuv, lo poteva sostenere da una spalla e fargli fare due passi fino all’angolo della strada e farlo scendere di sotto, nello scantinato, nella sua cantina con le cose vecchie. Era lo stesso una passeggiata lunga e qualcuno lo poteva vedere, non si sarebbe preoccupato di certo di due di notte sotto la pioggia ma se non avesse avuto un cranio scoperto e ferito…pazienza. In quel momento Huin era la cosa più vicina al cielo della città se non fosse che il suo encefalo puntava dritto al cielo. Era ancora accasciato tra il letto e il pavimento che cantilenava spesso, no… non è possibile e frasi più complete Padre, mi vergogno, perdono, mi colpa, sentiva un secchio sulla testa gelato, di essere sepolto nel deserto con la testa al sole, la ghigliottina, la goccia cinese, come la trapanazione della testa delle antiche civiltà centro americane. Niuv capiva che non trovava le parole per esprimere il senso interiore di tessuti schiacciati, strappati insomma le ossa rotte e tutto il resto e questo lo divertiva. Chissà cosa si dovrebbe dire in queste circostanze.

 

 

 

fiore(1.jpg

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Niuv lo sollevò e lo fece sedere sulla poltrona cercando nell’armadio qualcosa da fargli indossare, un cappotto pulito e un cappello. Nell’armadio aveva trovato solo una giacca sportiva e un capello da football americano e gli tolse il cappotto sporco di sangue e fece il punto della situazione: osservò la ferita. Sotto una luce fievole si poteva notare nella parte frontale un solco che arrivava nella zona centrale dalla fessura era evidente una massa di sangue raggrumato oltre una striscia di materia celebrale scura e simile a parere di Neuv al fegato alla veneziana e questa, forse per la botta o per l’emorragia, penzolante.  Per meglio controllare Neuv allungò la mano e tasto l’area con un dito notando che schegge d’osso erano rotte e c’erano frantumate che si muovevano e si sfilavano, tolse l’osso per quel che poteva. Scoperchiata l’area e cosi ripulita alla meno peggio era stata coperta, questo cervello funzionante che mostrava sé nudo al centro della testa con ciocche di capelli, da un berretto della squadra di New York city.

Mentre Huin barcollante parlando tra sé e senza rendersi conto di nulla del colpo di pistola alla testa, dello scalpo e delle teste rimpicciolite degli esperimenti segreti continuava a lamentarsi, io sono lo stimolo che evoco in te, padre, mio grande rammarica non essere come vuoi, sono perduto, e troppo tardi, e senza trovare le parole, almeno a giudizio di Neuv.

Questi camminava sostenendolo e domandandosi ormai giunto al suo portone se avesse tolto qualche altro frammento delle ossa del capo di Huin sarebbe sopravvissuto o avrebbe perso la testa , già come … Cosi entrò in una cantina buio e disordinata tra tante cose che lo aveva tradito e non avevano funzionato.

Lasciò Huin malfermo in mezzo alla stanza e accese una luce da comodino in un angolo,  rossa che la sua galanteria stanca aveva abbandonato: facendo un po’ di spazio recuperò una sedia da campeggio di quelle che si regola lo schienale con cuscini imbottiti acrilici e ci fece accomodare il suo ospite. Niuv si sedette da parte guardando un’ombra con il suo respiro, tanto ormai sembrava ridotto l’ospite, con la più strana curiosità riguardo al caso, alla medicina, al mondo si avvicinò con una torcia tascabile per ispezionare la ferita con un spazio d’animo tranquillo. La testa squadrata mostrava una lenta fuoriuscita di plasma scuro, una tonalità da corrida all’ultimo. La vita di Huin sospesa ad una forza misteriosa, qualunque medico avrebbe gridato impossibile, era vita è questa era il mondo del denaro, del potere, delle guerre e chissà poi se si sarebbe potuto alzare un poco la calotta al centro per vedere se si poteva staccare ancora qualche scheggia di calotta. Prese le pinze piccole si rese conto che la cute con i capelli si erano ritirati in una piatto osso riformato. Si rivelò un encefalo più scuro indistinguibile nella sua forma da una ossificazione, solo una liscia superficie di sangue raggrumato e tessuto di altra natura liscia, stette ad osservare.

Qualcosa lo rendeva perplesso. Voleva dormire qualche ora, il suo ospite era ancora vivo; lui se ne accorgeva chiaramente anche se era perplesso Huin respirava e ancora muoveva un poco le labbra bianche diventate bianche come tutto il corpo io sono lo stimool tee, ma si era rimpicciolito mentre la testa aveva più volume, forse quelle parole masticate evocavano come in un film di Antognoni l’incomunicabilità. Lui stava perdendo i pensieri di Huin che si erano fatti chiari per quasi tutta la notte, e che era rimasto ad ascoltare, prendi i miei soldi e non farmi del male… mi sei sempre piaciuta e non te lo mai detto e adesso me ne pento tantissimo… e altre frasi che Niuv poteva intendere e capire che Huin ora divenute balbettii ma adesso come esserne certo, ce ci fosse ancora adesso che era un fantasma, un cadavere, una sfuoca forma umana, un riflesso involontario.

Avrebbe forse dovuto dargli un altro colpo per farlo rianimare, doveva dormire qualche ora per snebbiarsi le idee. Prese il cappello da football e gli lo mise in testa, fece un giro per la stanza per accertarsi fosse tutto in ordine e se ne andò, chiuse la porta del locale dove stava entrando dall’alto la luce dell’alba si diresse verso casa e entrato si coricò dormendo fino al pomeriggio, qualche ora prima di prendere servizio al suo lavoro come buttafuori in discoteca si recò in un bar a bere qualcosa. Lo stimolo ha effetto   diretto di per sé stesso, è la propagazione la sua natura visibile e lo propagazione. L’uomo in generale, è una sorta di amplificatore. Scese in strada sapendo che a poca distanza c’era il suo ospite, vivo naturalmente vivo, e si diresse nel bar si accomodo e chiese una vodka forte.

Senti il liquido scendere caldo nella gola deglutì un altro sorso nella strada passavano le auto veloci oltre il limite di velocità, alcune ragazze camminavano con la testa sopra le nuvole e ignari poppanti nel passeggino tutti pensavano a qualcosa anche i bebè se piangevano era per qualcosa aveva in tasca un pezzo di carta, un altro bicchiere di vodka e il liquido sarebbe sceso nella gola piacevolmente e anche se fosse finito sotto un’auto morto ora non gli dava fastidio, non gli importava passanti tra cui anche un bambino di sei mesi arrabbiati, arrabbiatissimi. Niuv prese dalla tasca una carta d’identità era del suo ospite gliela aveva trovata nel cappotto voleva sapere chi fosse, voleva regalagli un berretto regalo di alcuni paracadutisti suoi amici, gli stava diventando simpatico quel cervello scoperto anche se il regalo non lo meritava di certo. Huin nato sulla colonia lunare con un permesso di soggiorno per motivi di lavoro, ricercatore presso l’università, filosofo: questo lesse Niuv sulla carta d’identità controllò le date e si accorse che il permesso di soggiorno era scaduto, e se nessuno sulla luna si fosse accorto del suo mancato ritorno era una scomparsa perfetta, un vero uomo di cui nessuno si cura, l’assente.

Niuv lo poteva custodire quando desiderava nel suo scantinato quel tipo bisognava però che lui riuscisse a comunicare con quel coso tutto testa che riuscisse a trovare una bocca nella testa per dargli da mangiare. Di certo avrebbe presto smesso di delirare a mezza voce, avrebbe smesso di essere normale e si sarebbe chiuso in una fantasia senza piacere e dolore questo Huin mostro rattristava Niuv; la sua testa non ne voleva sapere di morire nè di entrare in coma, isolata sussistenza alla spazio e al tempo, nell’oceano umano ecco, era la zattera della Medusa disperazione e potenza massima. Era massima intelligenza. La fuga dalla materia. Pagò ed uscì per recarsi al lavoro dove stette all’ingresso e si ritirò dentro dove gli venne vicino un collega con un affare che non gradì al momento.

 

quiz(b.jpg

 

 Altri siti di Domenico Merli amultimediarte  agonia  amultibook  amultipage  domenicomerli 

              ildome  ilmiocanzoniere   biblioamulti

facebook twitter youtube google+ google+(2) Autore

 

 

Testa parte seconda